Parco Naturale Regionale Molentargius - Saline

L’area umida di Molentargius, dalla dismissione della attività di estrazione del sale, avvenuta nel 1985, ha attraversato un percorso di riqualificazione e trasformazione in quello che ora è uno dei siti più ricchi di specie dell’avifauna dell’intera Sardegna. Lo stagno di Molentargius è risultato negli ultimi anni il sito più importante nel bacino del Mediterraneo per quanto riguarda la nidificazione dei fenicotteri. Il Parco, oltre ad ospitare una grande varietà di habitat e specie di importanza comunitaria, conserva ancora le tracce del suo passato testimoniato dagli affascinanti edifici dei primi del ‘900 della Città del Sale e degli antichi macchinari industriali.

Orari

ORARI PARCO

dal 1 Marzo al 15 Ottobre dalle ore 06.30 alle ore 21.00
dal 16 Ottobre al 28 Febbraio dalle ore 07:00 alle ore 18:00

Orari e Contatti Infopoint

ORARI INFOPOINT

dal lunedì alla domenica dalle 08:30 alle 18:30 (Ottobre-Marzo)
dal lunedì alla domenica dalle 08:30 alle 20:30 (Aprile-Settembre)

infopoint@cittadelsale.com

+39 070 379191

Via la Palma, 9a, 09126 Cagliari CA

Saline

La storia del Molentargius è strettamente legata alla storia delle Saline. Quando si osserva il parco dall’alto del Colle di Monte Urpinu è evidente lo stretto legame tra uomo acqua e natura, facilmente individuabile nel disegno di canali, saline, stagno ed edifici, che qui permane ininterrotto da migliaia di anni.

Oggi avvicinandosi alla sede del Parco si attraversa la Città del Sale della Palma realizzata alla fine degli anni venti del 1900 e ultima rappresentante della lunga storia delle Saline di Cagliari iniziata con i Fenici e terminata nel 1985 in seguito all’inquinamento delle acque, evento che tutti i cittadini di Cagliari non possono dimenticare in quanto causa di una svolta nel rapporto tra la Città e l’area umida.

Fenici, punici e romani furono tutti grandi esportatori del sale, ma sotto i Giudici le Saline acquistarono importanza internazionale per poi essere utilizzate ancora dai Pisani dagli Aragonesi, dagli Spagnoli e dai Piemontesi e per ultimo dal Monopolio di Stato. Durante la storia delle saline sono stati eseguiti diversi lavori che hanno nel tempo modificato le forme delle vasche, dei canali, il modo stesso di produrre il sale e di prelevare l’acqua. Numerose sono state le innovazioni tecnologiche. Ad esempio intorno al 1830 ci fu una riorganizzazione tecnologica e idraulica delle saline e furono introdotte per trasferire l’acqua da una casella salante all’altra le viti di Archimede mosse da cavalli, sostituite nel 1851 da un potente motore a vapore.

Dopo il blocco della produzione la circolazione delle acque è stata comunque garantita per permettere la sopravvivenza dello stagno di Molentargius e di tutto l’ecosistema. Oggi il Parco ha la sua sede proprio in uno degli edifici della Città della Sale realizzato negli anni trenta: l’Edificio Sali Scelti un tempo destinato alla purificazione del sale ad uso alimentare.

Impianto Sali Scelti

L’Impianto dei Sali Scelti è stato costruito negli anni ‘30 ed è oggi la sede Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline. In questo impianto si svolgevano le operazioni di purificazione del sale destinato agli usi alimentari.
L’impianto era dotato di elevatore a noria che portava il sale a livello superiore dove iniziavano le varie fasi di lavorazione. Il sale veniva prima sottoposto ad un lavaggio in acqua satura, quindi ad un trattamento chimico, alla centrifugazione e all’essiccazione con una corrente d’aria prodotta da una caldaia. Passava poi attraverso i vagli separatori vibranti e alla fine veniva macinato ed insaccato. Con il passaggio nei vagli si ottenevano tre gradazioni: grossetto, minuto e macinato fino. La lavorazione del sale grossetto e minuto è stata sospesa intorno al 1954, il macinato fino è stato invece lavorato sino ai primi degli anni ’60. L’impianto è caduto in disuso con l’evoluzione delle tecniche di lavorazione del sale ed è stato poi abbandonato in seguito alla dismissione dell’attività saliniera.

Nella parte retrostante l’Edificio Sali Scelti è ancora presente una darsena collegata con il canale della Palma, utilizzata per l’attracco delle chiatte che trasportavano sia il sale da purificare che quello pronto per il commercio che veniva portato al silos, noto come Capannone Nervi, tramite barche in ferro.

Impianto dei Sali di Potassio

L’Impianto dei Sali di Potassio è stato edificato nel 1939 ai margini della vasta area delle saline di La Palma (Perdabianca) per l’estrazione dei sali di potassio e magnesio dalle acque madri. L’edificio era composto da impianti simili a quelli dell’Edificio Sali Scelti e veniva alimentato dall’idrovora della Palma con le acque madri provenienti dalle vasche omonime.

In quegli anni, in seguito ai lavori di sistemazione agraria, il mercato dei prodotti chimici e dei fertilizzanti fece salire il prezzo dei sali potassici, allora importati dalla Francia e dal Portogallo, e si decise di costruire a Cagliari un moderno impianto capace di coprire le esigenze interne ed estere del mercato. Furono costruite numerose piccole caselle salanti dove, per successive evaporazioni, si otteneva il prodotto in una spessa crosta, ricca di impurità. Il ‘sale di potassio’, conosciuto anche come ‘schoenite’, non era altro che il cloruro di potassio, presente nelle acque madri nella quantità di 20-25 grammi per litro.

La produzione è cessata nel 1960, da allora l’edificio è stato utilizzato come deposito per diversi anni ed oggi è abbandonato.

Citta’ del Sale

Il ‘Villaggio del Sale o Città del Sale’ è stato costruito intorno agli anni ’20 e ’30 del XX secolo e comprende un insieme di edifici tra cui le abitazioni dei dirigenti e degli impiegati delle saline, i locali dove avveniva la lavorazione del sale e gli spazi comunitari. La ”Città del Sale” rappresentava a quei tempi un nuovo modello di complesso produttivo, costituito non solo da opere legate al ciclo industriale, ma dall’integrazione di luogo di lavoro e residenze e riprendeva il modello dei villaggi minerari e industriali edificati in altre zone della Sardegna in quegli anni.
Tra gli edifici uno dei più maestosi, recentemente ristrutturato, è il Palazzo della Direzione realizzato a partire dagli anni trenta del XX secolo ed ubicato all’ingresso del Villaggio del Sale. Al suo interno si trovano ancora le porte dell’epoca e i mobili di fattura artigianale costruiti dai falegnami delle saline. Affianco al Palazzo della Direzione si trova la Chiesa del Santissimo Nome di Maria, costruita per i dipendenti della salina e progettata dal responsabile dei servizi tecnici delle saline, l’ing. Vincenzo Marchi. Dopo anni di degrado e di abbandono è stata restaurata e dal settembre del 1991 viene utilizzata per lo svolgimento di particolari cerimonie.

In corrispondenza della confluenza tra il canale navigabile principale e il canale Terramaini troviamo l’ex Sede del Dopolavoro. L’edificio, inaugurato il 20 ottobre 1932, un tempo faceva parte dell’Opera Nazionale Dopolavoro ed è composto da una sala per spettacoli e dai servizi annessi. Attualmente è stato concesso ad una società teatrale che cura la gestione e il mantenimento del ”Teatro delle Saline’.

Sono poi presenti gli spazi delle officine, delle falegnamerie, dei depositi, della mensa, degli spogliatoi, degli uffici e del laboratorio chimico che presentano le caratteristiche degli opifici industriali ad un solo piano suddivisi in due copie di fabbricati paralleli.

Fanno parte del villaggio anche la casa del custode e la rimessa dei locomotori dove veniva fatta la manutenzione dei locomotori idraulici che trainavano i piccoli vagoni utilizzati per il trasporto del sale dalle aree di raccolta agli impianti di lavorazione lungo la rete di binari.

Nel villaggio sono conservati i ruderi delle saline tra cui la pompa del Rollone.

Impianto dei Sali di Bromo

L’Impianto dei Sali di Bromo è costituito da alcuni corpi bassi e da una ciminiera in mattoni rossi. L’area circostante era detta un tempo ‘la salinetta” di La Palma’, dove si operava con le acque madri. L’impianto ospitava gli impianti di lavorazione, trattamento, stoccaggio e confezionamento in recipienti di vetro del bromo e utilizzava il cilindro in calcestruzzo per i processi di raffinazione del bromo.

La produzione iniziò nel 1940 con 800-900 chilogrammi al giorno. Il bromo veniva impiegato per la rettifica delle benzine prodotte in Romania, risorse energetiche utilizzate dalle nostre forze armate. La produzione, costosa e complessa, fu interrotta nel 1943 e riprese per soli tre anni nel 1957.

Idrovora del Rollone

L’Idrovora del Rollone” indica l’edificio che contiene tre pompe elettriche, di cui una ancora funzionante. La loro funzione era quella di prelevare l’acqua dalle vasche per convogliarla allo stagno o al mare e di alimentare le vasche salanti con l’acqua marina tramite le paratoie di collegamento ai canali. L’idrovora funzionava sfruttando una ruota di Archimede azionata prima da animali, poi da macchine a vapore e quindi in epoche più recenti da motori a scoppio ed elettrici.

L’origine del nome sembra legata al rullo utilizzato in passato per regolarizzare la superficie dei bacini, ma anche alle vecchie idrovore azionate al vapore che avevano l’aspetto di grosse ruote. Su Rulloni era il timpano, grossa ruota di Archimede, provvista di secchi che pescavano l’acqua e la portavano dal basso in alto scaricandola in una canaletta.

Accanto all’Idrovora si trovano l’edificio che ospitava i salinieri e una centralina elettrica con cabina di distribuzione, sull’altra sponda del canale si vedono ancora le rovine del ricovero per i forzati.

Il lavoro nelle Saline

Sino ai primi dell’800 il lavoro nelle saline, particolarmente duro sia per la fatica fisica che per le condizioni ambientali, era svolto tramite il sistema di reclutamento dei lavoratori conosciuto come ”comandate” che imponeva ai liberi cittadini di abbandonare il proprio lavoro e i campi nel periodo del raccolto per andare a lavorare nelle saline pressoché gratis.

Carlo Alberto abolì questo sistema e impiegò i ‘forzati’ i quali hanno lasciato delle lettere drammatiche come testimonianza del duro lavoro a cui erano costretti. Nel 1898 lo Stato decise di assumere la gestione diretta delle saline e abolì nel 1929 l’utilizzo dei forzati (‘dannati del sale’).

Ristrutturati gli impianti, il lavoro manuale fu suddiviso tra il personale dipendente, specializzato e qualificato, e la manovalanza generica assunta nel periodo di raccolta. Negli anni ’20 si formarono le prime cooperative di salinieri a Cagliari, Quartu, Quartucciu e Monserrato, che si consociarono per evitare la concorrenza nella assegnazione dei lotti di lavoro. Erano utilizzati anche i bambini, per lo più figli di salinieri, che portavano acqua da bere, perciò chiamati ‘acquaderisi’ o toglievano il fango depositato insieme al sale nei cumuli, ‘politterisi’.

Dopo la seconda guerra mondiale il lavoro manuale fu sostituito dal trasporto su rotaia e la raccolta fu migliorata con l’impiego di pale meccaniche.Durante la storia delle saline sono stati eseguiti diversi lavori che hanno nel tempo modificato le forme delle vasche, dei canali e il modo stesso di produrre il sale.

Il lavoro nella salina si suddivideva in più fasi le cui modalità di esecuzione hanno assunto caratteristiche notevolmente diverse col passare degli anni:

il prelievo e l’accumulo del sale nei bacini salanti che avveniva con il procedimento della attelatura e della regatte e in seguito alla meccanizzazione delle saline, negli anni ’60, tramite la Macchina raccoglitrice e i trenini;
il trattamento del sale che consisteva nelle operazioni di lavaggio, purificazione, sofisticazione e controllo di qualità;
il trasporto verso il Capannone Nervi che avveniva sino agli ’60 con barchette in ferro, dagli anni ’60 tramite trenini e dal 1975, quando il silos cadde in disuso, direttamente alle navi tramite camion;
l’imbarco nelle navi.
Circolazione idrica
Quando l’attività saliniera era in funzione lo stagno di Molentargius e parte dello stagno di Quartu erano utilizzati come vasche di prima e di seconda evaporazione, l’acqua proseguiva poi nelle vasche di terza evaporazione e successivamente nelle vasche salanti del Rollone, dello stagno di Mezzo e di Palamontis, dove avveniva la raccolta del cloruro di sodio o sale marino. Il funzionamento idraulico della salina di Cagliari era basato principalmente sul movimento naturale dell’acqua per caduta da una vasca alla successiva ed erano presenti due stazioni di sollevamento (idrovora del Rollone e idrovora di Palamontis) per la movimentazione interna e lo scarico delle acque, oltre alla stazione di sollevamento per la presa delle acque (idrovora del Poetto).

Sino agli anni ’60 il prelievo dell’acqua di mare avveniva all’imbocco della Palafitta (Su Siccu) per moto di marea e da qui l’acqua arrivava al Molentargius e all’Idrovora del Rollone. L’acqua veniva quindi inviata ai bacini salanti dove avveniva la precipitazione del cloruro di sodio. L’acqua rimanente (acque madri) veniva tolta e inviata a Palamontis, nei bacini di raccolta per la produzione dei sali di Magnesio e da qui, tramite l’Idrovora di Palamontis, le acque venivano inviate alla Salina della Palma per la lavorazione dei sali di Potassio e successivamente dei sali di Bromo.

Dagli anni ’50 le acque madri non sono state più utilizzate e la Salina di La Palma è stata trasformata prima in vasche salanti e poi evaporanti. Dal 1960 agli anni ’80 l’acqua di mare veniva pompata dall’idrovora posta in prossimità del vecchio Ospedale Marino che alimentava la salina di La Palma e il Molentargius tramite il canale detto ”Canale a mare o di carico” e il ”Canale Mortu”. Nello stagno di Molentargius le acque si concentravano ed uscivano tramite il ”Canale di Bassofondo” dirette verso l’Idrovora del Rollone. Da qui veniva inviata alle vasche di evaporazione e quindi in primavera alle vasche salanti, l’acqua evaporava e depositava il cloruro di sodio. Una volta raggiunto uno spessore di 20-25 cm verso la fine di agosto si iniziava la raccolta del sale.

Dopo l’interruzione della produzione la circolazione delle acque è stata mantenuta esclusivamente al fine di tutelare il delicato ecosistema ed evitare il suo prosciugamento. Nell’ambito dei lavori del Programma di Salvaguardia l’idrovora del Poetto è stata sostituita da una meda a mare, posta distante circa 450 m dalla costa, che preleva le acque che poi per gravità arrivano ad una stazione di sollevamento posta in prossimità della strada litorale del Poetto e da qui inviate nel canale che alimenta l’intero complesso.

La Salina, un’industria amica dell’ambiente
Secondo lo studio ‘La Salina, un’industria amica dell’ambiente’ di Joseph S. Davis, del Dipartimento di Botanica dell’Università della Florida, la produzione salina avrebbe delle ripercussioni positive sull’ambiente. Nel PDF allegato è consultabile il lavoro di ricerca ‘La Salina, un’industria amica dell’ambiente’ di Joseph S. Davis.

Influenze naturali nella produzione salina
Le dinamiche legate alla produttività nelle saline e al paesaggio sono influenzate da numerosi fattori climatici, come le condizioni del mare, i caratteri della costa e della posizione geografica, il clima e i fenomeni atmosferici.
Le condizioni del mare influiscono direttamente sul rendimento di una salina. In particolare il grado di salinità e l’ampiezza della marea sono gli elementi più rilevanti all’interno di questo rapporto. L’ampiezza della marea permette la penetrazione dell’acqua marina nella salina ed è un fattore che influisce sulla struttura della salina e in qualche misura sul costo finale del prodotto, dovendo, in mancanza di una sufficiente marea, provvedere artificialmente al sollevamento dell’acqua. Interessante, sotto questo profilo, il confronto tra saline oceaniche e saline mediterranee. Nelle prime le saline sono formate da tre parti distinte: 1) una vasta depressione; 2) bacini evaporanti, 3) caselle salanti. Durante le grandi maree l’acqua marina penetra per mezzo di canali nella vasta depressione, dove si raccolgono le acque necessarie per alimentare la salina, svolgendo quindi la funzione di serbatoio di raccolta. Nelle saline mediterranee, invece, non vi sono grandi depressioni e constano solo delle caselle salanti e dei bacini evaporanti dove le acque, per circolare nelle diverse serie di vasche debbono essere sollevate una o più volte con metodi differenti.

Grande importanza riveste anche la natura del terreno, il quale non deve essere rocciso perchè troppo duro, nè troppo sabbioso perchè instabile, ma dotato di plasticità e impermeabile, in modo da evitare alla salina infiltrazioni e perdite di acque già concentrate. In passato per ovviare al problema della permeabilità del terreno si applicavano all’interno delle saline, riporti di argilla. Una soluzione temporanea e dispendiosa che richiedeva una costante opera di manutenzione., essendo le vasche sottoposte a notevole degradazione.

Un’altro fattore particolarmente influente è dato dal clima. Le temperature, le precipitazioni, la forza e la frequenza dei venti possono favorire o meno la produttività delle saline, proprio perchè l’evaporazione è in relazione con questi elementi. Un quadro climatico favorevole si presenta con una pressione elevata, temperatura alta, piccola nebulosità e venti frequenti. Influisce positivamente, ai fini di un buon livello di produttività, la presenza di una stagione asciutta, poichè le pioggie diluiscono le acque impedendone o ritardandone la concentrazione, mentre dall’altro lato riveste grande rilievo la ventilazione, indispensabile per un’intensa evaporazione. La velocità di evaporazione è proporzionale alla differenza tra la tensione massima del vapore dell’acqua alla temperatura ambiente e la sua pressione nell’atmosfera. In altre parole scacciando il vapore presente nell’aria, il vento diminuisce questa pressione e attiva l’evaporazione. A tal riguardo svolgono un’azione più efficace i venti di terra rispetto a quelli provenienti dal mare, assai più umidi dei primi. Nelle saline in cui i venti predominanti sono lo Scirocco o il Levante, per esempio, si potrebbero ottenere livelli di produttività minore rispetto a saline in cui il Maestrale è il vento dominante, più asciutto rispetto ai precedenti.

Studiare la forza e la frequenza dei venti ha dunque una grande importanza per una industria saliniera redditizia. La differente produttività delle saline dipende pertanto quasi esclusivamente dalle diverse condizioni climatiche delle zone in cui sorgono.
Le differenze nelle condizioni climatiche non influiscono solo sul rendimento degli impianti ma anche sulla tecnica dell’estrazione del sale, che porta notevoli diversità nel paesaggio medesimo e, consecutivamente, sulla stessa superficie delle saline.